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ASSOCIAZIONI .... VOLONTARIATO?

Il Sabato sera a teatro

Il volontario? Una fontana di acqua fresca!

 

 

ASSOCIAZIONI .... VOLONTARIATO?

a cura di Maddalena Grassi e Angelo Lodigiani

Volontariato? Trovare una definizione unitaria, può essere un’avventura stimolante. A partire da questa intervista si scopre, anche nel piccolo della comunità buscoldese, un mondo variopinto che difficilmente sopporterebbe schemi concettuali. Guardate un po’ come possono essere diverse le risposte di chi ne fa parte alla medesima domanda. Abbiamo intervistato i rappresentanti di tre associazioni attive nel Comune di Curtatone. Cortesemente Wanda Trotti per l’AVC, Giuliano Ghizzi per il Gruppo Podistico e Carla Nicolini per il Gruppo Scout, hanno risposto al nostro invito.

 

Come è nata l’idea di un’associazione di volontariato diretta a svolgere attività di assistenza e intrattenimento, come fa l’AVC, associazione volontari di Curtatone?
L’AVC ha alla base un riconoscimento ufficiale: il Comune di Curtatone ha registrato l’esigenza di svolgere determinati servizi sul territorio, ha fatto una proposta che poi è stata accolta da alcuni . E’ nata 6 anni fa, con la consulta diretta dalla signora Roda e l’amministrazione precedente. Io sono entrata dopo un annetto. La prima sede della segreteria si è formata a S.Silvestro, dove hanno iniziato ad aderire i primi volontari.
Ognuna di queste persone aveva un compito specifico, perché l’associazione fa tante attività: come l’"Adozione di amicizia", cioè il volontario va nell’abitazione della signora sola per un’oretta e parla con lei del più e del meno; fa un servizio di trasporto dei bambini a scuola, quando il pulmino non può arrivare in quella zona, nonché di trasporto delle persone (circa una decina al giorno) solitamente anziane alle strutture ospedaliere.
C’è poi il gruppo RETE che anche fa capo all’AVC, costituito da persone qualificate in pensione (psicologi, ad esempio), che si occupano di bambini portatori di Handicap organizzano uscite ogni due settimane.
Due persone inoltre gestiscono la segreteria, ricevendo telefonate da parte degli utenti dei vari servizi e ne curano l’organizzazione;
C’è infine un responsabile per ogni centro.
Oggi, l’AVC è presente in quasi tutte le frazioni del Comune di Curtatone (S.Silvestro, Buscoldo, Levata, Montanara e presto anche all’Eremo).
Al centro si svolgono soprattutto attività ricreative, come il gioco della tombola, la giornata del mercoledì, dedicata al ritrovo delle persone più anziane, e generalmente anche un altro giorno.
Quanto all’aspetto finanziario, noi ci appoggiamo al Comune, le strutture sono dell’Ente che si accolla anche i costi relativi al riscaldamento.
Noi in cambio offriamo il servizio, che come si diceva consiste nel trasporto dei bambini a scuola, quando il pulmino non può arrivare in quella zona, nel trasporto delle persone (circa una decina al giorno) solitamente anziane alle strutture ospedaliere,...

Il Gruppo Podistico invece si è formato inizialmente come un gruppo di amatori dello sport che ha ottenuto un riconoscimento ufficiale successivo…
Sì, sebbene un vero e proprio riconoscimento ufficiale non ci sia mai stato, il gruppo ha sempre mantenuto una veste privata: siamo stati ospiti della cooperativa Bertani, dove utilizzavamo una stanza.
Il gruppo si è formato nel ‘74-’75 nel momento delle domeniche a piedi, è stato un movimento spontaneo dovuto appunto alla necessità di andare a piedi.
Si è scoperto che si poteva anche gareggiare, dato che c’erano un po’ tutti, dai giovani a quelli molto anziani.
A causa anche dell’impossibilità di muoversi con la macchina, in quanto c’erano le targhe alterne, un po’ in generale la gente rimaneva in paese, cosa che prima non succedeva sempre. Questa è stata un po’ la molla che ha fatto scattare in molti di noi la voglia di organizzarsi e portare avanti iniziative di tipo sportivo. Abbiamo avuto come metro l’ingegnere Zavattini che forte della sua esperienza ha dato uno stimolo determinante in tal senso.
Si è sviluppato molto il rapporto con gli altri gruppi operativi su altre località, creandosi un giro di conoscenze, ma soprattutto di scambi reciproci…ma ancora poco incisivi sul paese: Certo, in occasione della "Caminada delle Valli", portavamo un flusso di persone in loco, ma l’obiettivo era quella di fare dello sport, per il quale appunto ci si chiamava Gruppo Podistico.
Successivamente, anche in funzione di qualche iniziativa fatta in loco, soprattutto con Luciano Mondini, ci si è preoccupati anche di sfruttare questa ventata di volontariato, fatto dai podisti, con le relative mogli e figli, sempre più affiatati tra loro. Si è quindi partiti con la gestione del Campo Sportivo, che dopo il momento di gloria di Gelati era stato abbandonato.
In quel caso il Comune ci dette in consegna il Campo sportivo e, diciamo che allora ci fu una sorta di riconoscimento ufficiale.
Intorno ai primi anni ottanta, viste le proporzioni numeriche del gruppo e il discorso del Campo, ci si diede uno statuto, che prevedeva tra il resto un Consiglio direttivo.
Il Comune poi ci convocò tra i gruppi cui assegnare la gestione dei parcheggi durante la fiera delle Grazie.
Un’iniziativa molto importante per il gruppo, in quanto ci offriva una possibilità di autofinanziamento.
Fu un’esperienza dura, ma consentì effettivamente al gruppo un certo introito, col quale poterci programmare e fare qualcosa.
Da lì in poi ci si è organizzati per investire questi soldi.
Come associazione non avente scopi di lucro, si è iniziato con l’accostare alla domenica della Caminada delle Valli uno spettacolo musicale danzante.
Poi ci fu l’occasione di acquistare un tendone per un prezzo ragionevole.
Tuttavia erano periodi come ottobre, in cui un po’ per la nebbia e un po’ per la pioggia, si finiva sempre per rimetterci. Ma il fatto di poter contare tutti gli anni sull’introito del parcheggio delle Grazie ci permetteva di ripetere l’esperienza ogni anno.
In questo senso, ci si è ulteriormente allargati, si è acquistata una baracca adibita a cucina, con la quale per un certo periodo non essendoci troppi vincoli da parte dell’ASL, si è potuto fare anche la Festa della Birra.
Partita alla chetichella ma diventata anche importante, perché aveva incrementato le entrate in modo non indifferente, creando talvolta difficoltà di natura fiscale.
Un’iniziativa forse superiore alle nostre forze, che in qualche modo se non avessimo avuto la spinta dei ragazzi e della gente non sarebbe stata intrapresa.
Negli ultimi mesi, in seguito a vicissitudini di vario tipo, la gestione del Campo Sportivo non ci è stata rinnovata, venendo così a mancare una base, per programmare feste ad alti livelli.
Secondo la nostra opinione si poteva forse mantenere lo status quo fino all’inizio dei nuovi lavori, soprattutto per quanto riguarda la festa della Birra, per la quale erano state comprate attrezzature particolari che oggi dormono in un magazzino, in attesa di un’area ipotetica che verrà.
Al di là delle vicende personali, l’associazione mantiene le sue attività, il gruppo non si è disfatto: continua ad organizzare le corse e guarderà in futuro a feste magari meno ambiziose, che possano comunque dare a Buscoldo la possibilità di passare qualche serata assieme. Oggi è venuta meno anche quella forma di autofinanziamento rappresentata dal parcheggio delle Grazie.
Le possibilità di autofinanziamento che oggi ci rimangono sono la festa comunale dello sport di San Silvestro e la Caminada delle valli in occasione della fiera buiscoldese ad ottobre. Dalla corsa rimane di solito qualcosa, ma comunque poco. Alzare la tariffa sarebbe un’idea, ma , a parte i vincoli dati dal regolamento nazionale sulle quote del corridore, occorre tener presente che il paese partecipa molto, collaborando e offrendo premi per i gruppi che aderiscono alla corsa.

Passando invece agli Scout: ci può raccontare come è stato fondato il gruppo scout che svolge attività anche a Buscoldo?
L’Associazione nasce a Mantova negli anni ‘20 su richiesta del Parroco di S.Apollonia. A quei tempi era solo maschile, voluta dal Papa che aveva invitato il conte Mario di Carpegna ad andare ad "imparare" direttamente da Baden Pawel. L'Associazione era inizialmente sempre a diretto contatto con l'Azione cattolica. Diventa associazione singola dopo che il parroco richiese una ratifica di iscrizione all'albo scout: nasceva così il gruppo MN1.
In seguito, la "magna pars" dello scoutismo mantovano si deve all'ing. Nardi. Originario di Bologna, faceva parte delle "aquile randagie" gruppo clandestino nel periodo del fascismo quando non si poteva operare liberamente.
Una storia divertente del periodo è sicuramente collegata al fatto che i clandestini si trovavano di nascosto a Palazzo Venezia allora sede del fascismo. Quando ripresero le attività intorno agli anni 1947 e 1948 hanno anche cominciato a differenziarsi i gruppi (MN2 3 5 7 8 ecc..). Grande impulso allo sviluppo è stato dato dal Rettore del seminario di allora, il defunto vescovo di Verona Mons. Amari. I seminaristi venivano infatti mandati tutti ai campi scuola a Colico - Val Codera - per diventare futuri assistenti ecclesiastici dei gruppi. Questo fino agli anni sessantotto. Dopo è cambiato il rapporto tra associazione e Chiesa così come tutti gli altri gruppi negli anni della contestazione.
In quegli anni si inizia a lavorare anche per la fusione tra l’associazione maschile e femminile. Il primo gruppo femminile era nato nel 1943 nelle catacombe di Priscilla a Roma grazie alla nipote del fondatore dello scoutismo Giuliana di Carpegna. Le prime promesse sono state fatte tra le signore della borghesia romana considerate in seguito le madri fondatrici delle guide. Questo perché ognuna poi ha permesso lo sviluppo dell’associazione in Italia. La mia capo gruppo era Romana.

A chi si rivolge e quale attività svolge?
Carla Nicolini:
Nasce come associazione educativa per dare aiuto ai ragazzi di strada, un futuro ai ragazzi più poveri. B.P. dice: "basta un pezzo di sapone ed una catinella per avere un povero pulito". Si puntava all’educazione delle classi deboli: recuperare le bande e le squadriglie per recuperare i ragazzi di strada.
Per le ragazze è stata una forte spinta di autonomia ed emancipazione. Esempio: Noi come reparto femminile andavamo via con la nostra capo gruppo, ci portavamo con noi i reparti femminili più scalcinati, ma nessun ragazzo. Il lavoro veniva fatto da tutte le ragazze anche se le costruzioni risultavano meno belle di quelle fatte dagli uomini. Assolutamente non si ricorreva all'aiuto dell'associazione maschile. Tanti anni fa questi discorsi non facevano ridere ed erano molto seri, ai nostri tempi non è certo così.
Oggi comunque cambia il contesto ma non lo scopo dell’associazione, che rimane in ogni caso ad indirizzo prettamente educativo. I nodi principali toccati sono: l'educare che c'è un mondo intorno a noi, educare al servizio degli altri, creare il carattere. L'associazione nello svolgere la propria attività si adatta facilmente alle nuove necessità ed ai problemi sociali e giovanili dell'ambiente in cui opera.

 

Dopo tanti anni di esperienza, maturata nelle rispettive associazioni, potreste tracciare un profilo del volontario che opera nel "vostro" gruppo?
Wanda Trotti:
i soci sono sia i volontari che i destinatari del servizio: l’AVC conta attualmente più di 2000 iscritti, di cui 200 sono i volontari attivi, che continuano ad aumentare. Solo i residenti nel Comune possono essere soci. Chi si rivolge a noi di solito sa già quello che facciamo e si propone di fare l’autista o di organizzare le attività ricreative al centro o di dedicarsi all’adozione di amicizia. In genere sono persone motivate dalla consapevolezza di impiegare il loro tempo libero per qualcosa di utile agli altri.

Giuliano Ghizzi:
Oggi l’associazione conta circa 50/60 soci. Nel corso degli anni pur con un certo ricambio il numero è rimasto costante. I soci attivi sul piano pratico organizzativo sono più o meno 20/25 persone. Gli altri sono soci sostenitori.
Non è necessario essere degli sportivi sfegatati per far parte del Gruppo Podistico, alcuni, ad esempio, fanno parte anche dell’AVC, chi ha tempo lo fa volentieri. Ciò che anima i volontari è lo spirito di prestarsi senza domandarsi che cosa tornerà in tasca.
Gli sportivi hanno poi un doppio merito, perché mantengono l’attività podistica, che comporta oltre uno sforzo fisico notevole, il dover alzarsi presto anche alla domenica mattina…i soci che non sono attivi in tal senso si lasciano trascinare dallo spirito sportivo. Tant’è vero che anche i rapporti con le altre associazioni sportive sono impostati su una sorta di "ripescaggio" delle conoscenze e delle amicizie. Sono persone che stanno bene in questo ambiente.

Carla Nicolini:
Si richiede principalmente la volontà di perseguire gli obiettivi proposti dal patto associativo, che rappresenta le basi in cui opera l'associazione, diciamo il proprio "regolamento". E' necessario riconoscersi nella proposta offerta, farsela propria e viverla; avere molta volontà ed un minimo di attitudine a stare con i ragazzi. Lo scoutismo è per tutti ma non tutti sono per lo scoutismo. Bisogna anche avere un interesse per i problemi educativi, in buona sostanza condividere il patto associativo. Non si può trascurare il fatto di essere una persona con un minimo di equilibrio. Quando si opera in ambito educativo, infatti di fronte ai ragazzi passa molto dell'atteggiamento che abbiamo nei loro confronti ed anche se non si vuole si è comunque modelli da imitare. E' quindi pericoloso e difficile riuscire ad essere coerenti per lavorare nell'ambito educativo proposto, ma sicuramente si provano enormi soddisfazioni se si crede fermamente in quello che si fa.

Visto quanto è emerso finora, ha osservato nel corso degli anni un aumento degli iscritti?
Carla Nicolini:
Il mantovano è una zona anomala in costante incremento di gruppi. Nelle grandi città invece si assiste purtroppo ad un decremento. Uno dei problemi è sicuramente l'invecchiamento della popolazione. Ci sono fisicamente meno ragazzi di una volta. Il problema forte però è soprattutto nei capi (i volontari che operano nell'associazione) nella capacità di dover rinunciare ad alcune cose. Si richiede formazione continua e non c'è abbastanza spirito di sacrificio e volontà di fare. Si nota purtroppo una difficoltà a reggere lavoro, studio e attività. In ambito mantovano le principali statistiche di decremento si hanno nell'età del reparto, l'età dell'adolescente gli anni in cui si iniziano a fare le prime scelte sul proprio futuro. I dubbi sono tanti ed alla fine si sceglie quasi sempre la via più semplice e meno impegnativa.

Dal punto di vista personale, che cosa o chi vi ha spinto ad entrare e, in taluni casi, a partecipare anche alla formazione dell’associazione che rappresentate?
Wanda Trotti:
Io sono nata a Campitello e da ragazza (avevo 18 anni) con un gruppo di amici abbiamo creato la sede dell’AVIS.
Probabilmente è una propensione innata la mia, è un qualcosa che sento molto, lavorare per la gente. Fa bene a me e so che faccio qualcosina di utile anche per gli altri. L’ho fatto non senza sacrificio, ma è stata ed è un’esperienza molto importante, soprattutto per il rapporto che si crea con le persone con le quali vieni in contatto, in particolare con i Buscoldesi. In famiglia come è vissuta la sua attività di volontariato?
La famiglia è sempre un po’ egoista, soprattutto nei confronti della donna, ma sono riuscita a coinvolgerli. Sia mio figlio che mio marito sono iscritti come soci sostenitori, non fanno attività ma pagano quelle 10.000 lire annue, che ci aiutano a afre quelle spese necessarie all’associazione.

Giuliano Ghizzi:
Io sempre partecipato per il gusto di partecipare. Non sono uno sfegatato di corse, ma sono uno sportivo.
Per me è stato molto facile fare del volontariato a Buscoldo, perché sono originario di Buscoldo, mi sono trasferito a S.Matteo nel paese di mia moglie, e attraverso la corsa, ho potuto reincontrare vecchi amici e tornare alle origini. In famiglia come è vissuta la sua attività di volontariato?
Mia moglie partecipa, anche se non in maniera sfegatata; mio figlio un po’ meno perché ha altri interessi, ama la musica, anche se fa comunque attività di volontariato, andando a suonare in giro.

Carla Nicolini:
Sono entrata a far parte dell'associazione perchè mi piaceva moltissimo e la consideravo una cosa emancipante. Mi ricordo il giorno in cui sono venuti dei cugini a fare il campo estivo vicino alla mia casa in Montagna. Io volevo andare con loro ma mi impedirono di seguirli perché ero una "femminuccia". Io, che non accettai questa provocazione alla fine riuscii ad entrare e mia nonna ad un certo punto aveva consigliato questa associazione a tutte le ragazze della famiglia. Mi è sempre piaciuta la componente competitiva, sociale ed avventurosa. Lo stile di vita e la spiritualità proposta. Mi è sempre rimasta la voglia di continuare e di trasmettere agli altri nel limite del possibile. L'associazione offre un modo di vivere il cristianesimo in maniera avventurosa, che permette di studiare le sacre scritture in modo diverso.

Volete aggiungere qualche riflessione sulle prospettive?
Wanda Trotti:
Si discute se trasferire la segreteria dell’AVC da S.Silvestro a Buscoldo.
Se si deciderà in tal senso assisteremo inevitabilmente ad un riassestamento generale.
Inoltre per quanto riguarda il centro di Buscoldo è ormai imminente l’inaugurazione della sala civica "S.Marco", che costituirà la nuova sede dell’associazione a Buscoldo.
E’ un cambiamento che spaventa alcuni associati, perché comprensibilmente si era legati alla vecchia sede, dove ci si sentiva un po’ a casa propria.
C’è inoltre la richiesta di un’altra giornata da aggiungere a quella del mercoledì per il ritrovo. Poi si discute l’opportunità di destinare uno spazio alle persone che hanno bisogno di fare un’iniezione o di provare la pressione... Il progetto è oggetto di studi da parte del direttivo, persone qualificate come medici, infermieri in pensione hanno già dato la loro disponibilità, si tratta trovare l’ambiente.
Forse questo sarà possibile nella nuova sede.

Giuliano Ghizzi:
Noi siamo invece alla ricerca di uno spazio per poter riutilizzare quelle strutture di cui disponiamo. Nel frattempo si punta a mantenere quelle poche iniziative che si era soliti fare. Siamo sempre disponibili quando gli avvenimenti locali richiedono l’ausilio di volontari pratici del luogo. Ad esempio ci hanno chiamato in occasione della "Giornata nella Natura", organizzata dalle scuole, a S.Matteo, dove c’era bisogno di persone che collaborassero per la riuscita della giornata. Anche a Buscoldo il Gruppo Podistico darà un piccolo contributo per la manutenzione straordinaria dell’organo della Chiesa.

Come avrete notato tra le righe abbiamo scoperto piccole curiosità, ma anche e soprattutto l’impegno, il tempo, l’entusiasmo con cui si crede in quello che si fa per la gioia e la soddisfazione oltre che degli altri anche, perché no, di sé stessi. Si pensi come bello regalare un sorriso a chi non ce l’ha e promuovere, anche con piccole e grandi cose, istanze rivoluzionarie come la solidarietà e la gratuità.

Il Sabato sera a teatro...

di Cristian Mondini e Irene Pincella

 

Forse non tutti lo sanno, ma nel comune di Curtatone, a Buscoldo , c’è un teatro: il Teatro Comunale "Giuseppe Verdi".
Da circa sei anni viene programmata una stagione artistica che comprende opere, operette, concerti, commedie dialettali, il concorso internazionale di Canto Lirico "Ismaele Voltolini", balletti e molte altre rappresentazioni; chiunque può usufruire di questa risorsa, preziosa in quanto non tutti i piccoli paesi di provincia godono di un simile privilegio.
Deve essere emozionante il Sabato sera arrivare verso le 21.00, ricevere un caloroso "Buonasera" mentre viene consegnato il biglietto, trovare una persona che con un sorriso indica il posto assegnato, altre che gentilmente ripongono i soprabiti nel guardaroba... ma probabilmente pochi si domandano chi è che si impegna per assicurare la riuscita di ogni serata: i volontari.
Infatti molte persone danno la loro disponibilità ogni settimana e il lavoro è davvero notevole: c’è chi si occupa della musica, chi di ricevere le telefonate, chi dei biglietti e dell’aspetto finanziario, chi delle pulizie, e chi, come noi, svolge il servizio di maschera.
Noi abbiamo scoperto questa attività l’estate scorsa in occasione della rappresentazione in piazza dell’opera "Nabucco" e ben volentieri ci siamo presi questo impegno; il nostro lavoro non è tra i più pesanti e difficoltosi: si tratta semplicemente di accompagnare al posto assegnato gli spettatori.
Può sembrare poco importante ma per noi è una grande soddisfazione vedere i volti compiaciuti delle tante persone che siedono sulle poltrone ed inoltre questo è un modo per avvicinarci alle rappresentazioni teatrali, spesso poco considerate dai più giovani.
Speriamo con questo articolo di aver attirato la curiosità di qualcuno e, se mai vorrete vedere con i vostri occhi tutto questo, noi saremo sempre là ad accogliervi con un sorriso.

 


Il volontario? Una fontana di acqua fresca!

Un "aperitivo di spirito" con Don Walter Mariani

a cura di Nicolò Agosta

Mantova, parrocchia di S. Leonardo, giovedì, ore 19.00. Qualcuno direbbe l’ora dell’aperitivo. Proprio così. Arrivo in leggero ritardo, spedito dalla redazione e preparato dal fido Claudio (Montagnagni ndr) per raccogliere qualche riflessione di Don Walter Mariani, parroco mantovano impegnatissimo da anni in favore dei più deboli. L’atrio della casa parrocchiale è un via vai di gente; incrocio una ragazza carina che sta uscendo e mi saluta con un sorriso. Iniziamo bene. Dalla porta sbuca Don Walter di corsa, mi presento mentre lo inseguo sull’altare della Chiesa adiacente. Torniamo in ufficio, "Abbiamo un quarto d’ora a disposizione" mi annuncia il Don; un quart’ora gli chiedo io, in cui potrà aiutarci a "chiarire le idee sul mondo del volontariato".

 

Don, è vero che lei è una "autorità del volontariato mantovano"?

Ooooohhhhhh addirittura! (e ride di gusto)

Ci aiuta a delineare un profilo del buon volontario?

Lo spirito del volontario (ndr da qui in poi V) è prima di tutto un’esperienza. Un’esperienza di chi, percependo di essere amato dal Signore, di essere da lui arricchito di tanti doni, percependo che la sua vita è in abbondanza e vivendo nella gioia, decide di travasare la sua gioia negli altri.

Il V non è uno che va alla ricerca di un compenso, di un salario, perché il suo unico compenso è di avere sempre l’acqua fresca, l’amore: se non lo doni, se non lo versi si banalizza, si stantia, diventa vecchio, ristagna. Il V è una fontana che avendo un rifornimento continuo di acqua fresca, non pensa "se io offro l’acqua la sciupo" ma "la valorizzo". Primo, chi passa dice "oh guarda che bella fontana", "oh che bel getto d’acqua"; secondo, ha come compenso di avere sempre dell’acqua fresca per sé.

Il volontariato è un donare nell’abbondanza, sapendo che se si spilorcia, se si calcola quello che si dona... finisce il dono... provare per credere!

Il V non va ad elemosinare un grazie o un pezzo di sedia; oggi tutti aspirano ad essere "graduati". Il volontariato deve essere invece un’esperienza spirituale, un bene che quando diventa un investimento scade.

Negli ultimi anni siamo testimoni di un autentico boom del volontariato.

Oggi forse è un po’ inflazionato, se ne parla troppo; ci sono già volpi che lo stanno snaturando. C’è gente che è incapace di lavorare assieme e quindi fa dei monumenti al V o si inventa dei propri modi... Talvolta si avverte un accanimento di volontariato e allora si arriva alla secca, percepisci l’acidità, la puzza... Se in una parrocchia ci sono dei gruppi che non stanno festosamente insieme... lì c’è puzza; che senso ha questa rivalità? Ognuno vuole avere l’imprimatur di delle cose belle... I gruppi di V dovrebbero riempirsi il cuore della gioia di vedere gli altri impegnati nel fare cose belle e diverse da quelle che fanno loro e invece poi...

Poi, forse, intervengono tutte quelle cose del mondo in cui siamo immersi, gli altri fini sta di fatto che nuove associazioni sorgono come funghi ...

C’è un problema fisiologico. Il moltiplicarsi è fisiologico, quando si è in troppi in un gruppo è difficile scavare, andare a fondo. Ogni persona che s’impegna vuole essere coinvolta, vuole partecipare. Tutti devono riuscire a dare il meglio di sé, altrimenti scatta il meccanismo della delega: ci vuole un presidente un segretario. No, ognuno deve sentirsi presidente nel rispetto del presidente, segretario nel rispetto del segretario, perché il mio gruppo sta in piedi se io faccio tutto e accetto il contributo degli altri.

E un problema spirituale. Oggi siamo a dir poco anti-cristiani, ci vergogniamo di essere cristiani, di fare delle scelte e di riconoscere che le nostre scelte si rifanno all’esempio di Gesù. Oggi sono in calo le iniziative che girano attorno al campanile, riconducibili ad una dimensione di fede. Crescono mille forme di volontariato attorno al Bar A al Bar B, noti la voglia di dissociarsi da una dimensione di fede, più che da una dimensione di "intruppamento politico". Stranamente all’idea di essere at

torno al campanile, di fare un gesto ordinato di fede si preferisce essere intruppati

Oggi ci si vuol a tutti costi rivestire del termine laico, quasi un distintivo alternativo da una testimonianza a Cristo. Questa accezione del termine laico è velenoso nei confronti della dichiarazione di fede. Forse perché si è capito, giustamente, che il bene non è solo appannaggio di chi è cristiano. Di fatto ci si vergogna di fare del bene in nome di Cristo ed i tradizionali gruppi cattolici, come la Caritas, San Vincenzo, danno un senso di vecchio, di compassione.

Questa vergogna di riconoscersi cristiani non si può leggere anche come una fuga dalla discussione dei temi religiosi, che sono mistero, ignoto, e quindi una fuga dalle difficoltà di scavare, dal confrontarsi con il mistero?

Il servizio alla persona in difficoltà che non attinge all’amore per l’uomo per me è illusorio; è necessario riscoprire lo spessore di umanità nel rapporto con le persone in difficoltà. Tante volte sento discorsi artificiali, quasi una sfida, un volersi distinguere per forza ... "ah io voglio bene agli animali, io sono iscritto alla cinofila, io alla cagnofila, uno alla gattofila, al gruppo di filatelia". Mancando l’ispirazione di fede, si scoprono spazi di volontariato poveri di umanità. Si ingigantiscono spazi di emotività che diventano pericolosi; la predilezione che si dà oggi ai cani e ai gatti è disumana, offende gli animali. Che gli animali facciano gli umani, la dama di compagnia, gli interlocutori degli anziani , vuol dire che i giovani non vogliono più bene ai vecchi.

C’è qualche cosa che tocca?

Ci sono delle sfasature e a volte diventano così gigantesche che non si può ignorarle... La cagnarola che si è creata attorno al caso Aronne è un monumento all’ignoranza umana. Ciò non vuol dire "approvo è giusto". C’è una sproporzione di cose mentre c’è ancora tanto bisogno dell’impegno con le persone in disagio, in difficoltà, alla fame. Guardiamo dove mettiamo le nostre energie!

Il filosofo Umberto Galimberti suggerisce che nel volontariato c’è una certa istanza rivoluzionaria: la gratuità, "In una società che conosce solo acquisti e vendite e incontri sociali sulla base dell’ io do una cosa te e tu la dai a me" è un gesto che contraddice il sistema. E’ d’accordo?

Decisamente! Tutto oggi è monetizzato. Se investi una persona in motore, la prima preoccupazione che ti salta in testa non è come sta, ma "è assicurato"? "Bisogna fare gli scivoli per i portatori di Handicap", ma vuoi mettere 4 amici che sollevano la carrozzella, che ricchezza esprime tutto questo? Il poter fare qualcosa gratuitamente, con la gioia di un sorriso, di una stretta di mano, è impagabile.

Nei paesi in via di sviluppo, nei villaggi, i capifamiglia si trovano alla domenica per dare una mano ad un amico che ad es. ha bisogno di costruire il tetto della sua casa. Si lavora insieme e alla fine della giornata ci si saluta con un sorriso ed un bel grazie. E intanto l’amico ha il tetto nuovo.

Anche qui in Italia nascono iniziative simili, le chiamiamo banche del tempo...

Siamo sempre lì. È bella l’idea , mi piace moltissimo, magari l’avessi trovata io. Ma contiene sempre il rischio del monetizzare. La gratuità è una intuizione che quando entra nel profondo è dirompente, innesca in corpo un’energia straordinaria. Purtroppo anche nella dinamica di coppia sta sparendo la gratuità, molte volte sono rapporti finalizzati al piacere e non più al dono, la più bella cosa che ci sia.

Grazie Don Walter, torno a casa con molti spunti su cui riflettere. Come saluto vorrei mi lasciasse un messaggio da recapitare ai miei coetanei, come invito a impegnarsi e a riflettere.

Nella vita si ha quello che si dona. Se sei spilorcio nel donare potrai andare a cercare tante cose per terra e mai niente... Se invece sul tuo quadrante dell’orologio trovi del tempo, se nel tuo portafoglio trovi non gli spiccioli ma i pezzi di carta e questi li investi in un gesto che fa sorridere il tuo prossimo, tu avrai quello che hai donato, più cerchi per terra e meno hai...