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Dopo un’alta marea

Dio mi riconsegnò l’anima

Angela Cacciamani

 

Seduto … e davanti una sera che interroga!
Rifletto e non so chi sono!
Sento che dentro, un’esistenza ha corso veloce nella vita e tutto scorre davanti la mente come una veritiera pellicola di sentenza:
Rivedo giorni in fila, stagioni non vissute, attimi persi e sparsi come polvere nel passato: e sono confuso …
Memorie d’altri mi fanno credere che potrei essere Abele ma una sensazione insolente si firma Caino.
Ho gli steli dei pensieri che affondano nell’inchiostro e si nutrono di questo veleno scuro, non c’è dubbio sono Caino!
Passa un uomo e gli chiedo.
"Buon uomo, la prego mi ricordi chi sono!"
Ma quest’uomo mi lega le mani con la sua corda più pesante, mi riempie la bocca d’acqua salata: allora sono Abele!
Mi guardo il corpo, le mani, le braccia, le spalle e cerco di immaginare l’espressione del volto che vi si appoggia …sarà tesa, sarà triste, sarà stanca, sarà di sfida?
Mi sento un volto con espressione bugiarda: allora sono Pietro!
Avverto la mente, lì assopita da sempre, che non crede a nulla.
Ho capito, sono Tommaso che disperatamente cerca le verità per toccarle con le mani: solo attraverso le mani e gli occhi, lui crede!
Ebbene, sono Tommaso!
Mi cerco e non mi trovo come fossi dietro una cortina di nebbia.
Ora vorrei scrutare e ascoltare la mia anima, la cerco ma non c’è più in me, né poco distante.
Dov’è la mia anima?
Ho perso l’anima e con lei ho perso me stesso.
Dove sono?
Chi sono?
… è una notte che non si ha l’anima: si è naufraghi di troppe onde impetuose e non si sa se la deriva sia il male minore.
Attimi crepuscolari ancora tingono di luci la prefazione della notte e la scogliera da lontano è come lo stendardo sicuro per il soldato.
Percorro un impervio sentiero di sabbia fine che mi copre e mi scopre i piedi nudi ed è faticoso camminare.
Un arenile mi attende come amico per ascoltare il mio secolare silenzio e avrò conforto anche se so che la mia notte non avrà custodi a proteggermi.
Sarà un viaggio di coraggio e di paure che dissacrano le povere idee imprigionate dalla ragione.
Sciogli vento della notte segreta le mani al tuo prigioniero che non sa scrivere così legato!
Disteso sulla fina sabbia la mia sagoma non offende più il cielo che osservo con timidezza per la sua immensa teatralità.
Flutti forti d’acqua salata ogni tanto mi raggiungono il corpo e lo lambiscono procurandomi come una dolce protezione.
Affinché non sarà tempesta, sarà dolce questo rapporto!
Adagiato così, come nella notte dei tempi, non so io, se avrò un futuro e se lo vorrò perché tutto è relativo.
L’oro è una ricchezza pagana che fa discutere e una mia idea incerta ora ha pretesa di prendere materia.
L’acqua si fa sempre più fredda e violenta sul mio corpo; avanza sempre più bagnandomi, ora, la testa.
Ma resisto per integrarmi il più possibile all’agitato fondale che uscendo dalla sua profondità ora si rimesta a riva.
Mi rialzo …incomincia la mia folle corsa di ricerca!
In questo buio io sono un naufrago senz’anima che pretende quel che ho perso.
Alte onde mi scavalcano e ritirandosi a volte mi lasciano senza forza.
Dietro di me l’impervio sentiero è stato cancellato dalla forza prepotente delle acque.
Davanti a me la scogliera non si vede più: è stata sommersa, come castigata dalla caparbietà del mare.
E’ un’alta marea che non perdona, ti assale con cattiveria e ti fa paura.
Il nero della notte e il bianco delle onde forti sono i colori della mia verità: nulla è lasciato alla fantasia.
Il mare è avanzato di molto sull’arenile con la sua ira e non so accorgermi se la mia corsa la sto vivendo più vicino alla scogliera o più vicino all’abitato.
Non so proprio distinguere dove sono e confuso mi sento sbattuto, provato e sfinito: ma rivoglio la mia anima.
L’odore troppo intenso della salsedine mi brucia le narici e quasi il respiro diventa un rantolo.
Sono ormai oppresso da questa forza immane che non so più controllare: forse ho molta paura!
Con me non ho niente e nessuno e credo di essere del tempo solo entità cosmica.
So di essere nel tempo però, e qualcosa devo fare!
Annaspo, galleggio, affondo, riemergo ma ora punto bene i piedi sulla sabbia che va e viene con le onde.
Barcollo e afferro nulla se non acqua!
Chiudo gli occhi per proteggermi: ho veramente paura!
Racchiuso nella mia conchiglia d’incertezze sono stimolato da una luce intermittente.
Riapro gli occhi e una visione consolante mi appaga: ho raggiunto il faro!
Salgo pian piano, sfinito, le scale …sono molte e quasi irraggiungibile è la torre.
Scale …ancora scale …e poi una porta di ferro pesante il cui cardine canta una canzone sofferta.
Con poca forza cerco di scostare questa pesante porta e nella grande stanza ora illuminata, ora no, nell’angolo si staglia una Presenza incoraggiante.
Avanzo fidandomi.
Lui?
E’ veramente Lui, il Guardiano del faro che con le Sue tremanti mani mi riconsegna l’anima: la mia anima purificata!
…e continua a proiettare la Sua intermittente luce ai naufraghi che vogliono salvarsi.
Ora so anch’ io chi sono: sono solo un uomo tra mille, custode della mia semplice anima!

 

 

Diario di strada di un viandante sui generis

di Stefano Baù

Huaraz; 29 Junio 2001

Carissimi compagni di strada, quello che vi voglio raccontare con queste poche righe è un'esperienza fantastica!!! Non sapete cosa significhi salire sulla cima della più alta montagna del Perù: il Huascarán mt. 6.768 (la seconda montagna più alta d'America).

Il tutto é iniziato da un sogno mio e di P.Stefano (lui lo coltivava da circa 10 anni): salire sulla montagna più alta del Perù per vedere questo fantastico paese dall’alto, e perchè no, provare a metterci un poco alla prova per vedere l’effetto che fa......

Un gruppo di aspiranti giovani guide peruane della scuola di Alta Montagna dell’ Operazione Mato Grosso di Marcarà con P. Antonio (un sacerdote dell'O.M.G.) e Valerio Bertoglio (una guida alpina italiana) partiva e noi, da buone sanguisughe, ci siamo subito auto-offerti di accompagnarli per dare loro sostegno spirituale e materiale (bella balla per giustificare la nostra presenza lì).

Il giorno della partenza avevamo concordato (io e p.Stefano) il ritrovo in cucina per una ricca colazione per la bella ora delle 5:30. Usciti dalla porta della Parrocchia di Belén carichi di 2 massicci zaini e di belle e buone speranze, ci siamo imbarcati sui potenti mezzi di trasporto peruani (tutti rigorosamenti privati, sufficientemente organizzati ed abbastanza economici) per avvicinarci all’ultimo baluardo di pueblo: Musho (circa 2800-2900 mt.).

Lì abbiamo incontrato il folto gruppo di volontari del Mato Grosso, giovani di Yungay accompagnati da P.Marco e seminaristi (di cui molti italiani), che ci avrebbero accompagnati nella tappa di avvicinamento alla vetta. La maggior parte dei nostri accompagnatori era lì per donare il loro tempo per la costruzione del rifugio Huascarán dell’Operazione Mato Grosso. Tutti insieme abbiamo inziato la salita al campo base: noi carichi del nostro pesante zaino di attrezzatura (povera ed avuta tutta in prestito da amici) ed i lavoratori con il loro piccolo bagaglio ed in più il materiale per la costruzione del rifugio (che non é poco ma abbastanza pesante). Dopo oltre 3 ore di dura salita, siamo arrivati a quota 4.100, al campo base, per una sufficiente mangiata a base di piatti tipici (sopa de verduras e arroz) ed un poco di riposo. A metà pomeriggio siamo saliti al luogo di costruzione del rifugio, in circa 2 ore di cammino, a quota 4.700 circa (metro più, metro meno). I lavoratori (tutti rigorosamente volontari), sembravano tante formichine che si muovevano rapide in poco spazio, e dove ognono di loro aveva un compito da svolgere: raccogliere pietre, collocarle al posto giusto, lavare la sabbia, muovere altro materiale, tagliare massi enormi, dirigere i lavori, preparare la malta, etc. Il panorama era bellissimo, in basso si vedeva tutto il Callejón de Huaylas ed in alto il maestoso Nevado Huascarán che ci attendeva inesorabile per la faticata del giorno successivo. Lì abbiamo mangiato un poco di pasta e dormito in 2 tende da campo (tutt’altro che comode per i pietroni che ci facevano da materasso).

Sveglia alla mattina molto presto (verso le 6.00 circa), con un freddo bestiale. Abbiano iniziato la salita della pietraia e dopo circa 1 ora e mezzo abbiamo raggiunto la prima neve. Abbiamo composto le cordate, la nostra era formata da me, P.Stefano, Elias (19 anni) ed Amador (23 anni) il Capo cordata. Preparazione rapida (per modo di dire, visto che siamo in Perù) e dopo una faticosissima camminata, siamo arrivati al campo base nr. 1, su un "nevado" bellissimo, a circa 5000 mt. Non contenti (visto che dovevamo "bruciare" una tappa) siamo arrivati al campo base nr. 2, alla bella quota di 6.000 mt. Montaggio di tenda veloce (visto il freddo e la stanchezza) e meritato riposo con cena frugale e semplice. Nell’ultima uscita prima di dormire (indovinate per fare cosa) ho alzato gli occhi al cielo ed ho visto qualcosa di straordinario, penso sia stata la stellata più bella vista nella mia vita (tanto per farvi provare un poco di invidia), di certo e’ stata quella che maggiormente mi sono guadagnato dopo una così faticosa salita. La notte é trascorsa nella nostra tenda, con un enorme mal di testa dovuto all’altezza, però ricca di pensieri: come sarà il percorso della mattina successiva, passerà il mal di testa, che avverrà ad un’altura più elevata, ce la faremo......?

La mattina dopo, la partenza, ad un orario tremendo (le 2 e 30 il risveglio), per sfruttare la neve ghiacciata sopra i crepacci. Vestizione stra-rapida con tutto il nostro equipaggiamento e la nostra acqua mantenuta gelosamente liquida nel nostro sacco a pelo durante la notte; partenza in cordata per la salita verso il nostro obiettivo che sentivamo finalmente vicino.

Inizialmente il percorso é stato abbastanza dolce su una specie di falso piano (più falso che piano) che successivamente si é fatto più ripido. Qui si sono mostrate evidenti le nostre difficoltà (mie e di P. Stefano, perche’ Amador sembrava non averne): io trovavo difficoltà sui falsi piani e P.Stefano al contrario sulle salite ripide, meglio così .......!

Di lì a poco veniamo raggiunti da tutti gli altri, tranne dalla cordata degli "infermi e dei malati" desiderosi anch’essi di arrivare in vetta. Niente paura la nostra perseveranza verrà premiata, il nostro passo lento ma constante fatto di circa 30-40 piccoli passi e la successiva necessaria sosta riuscirà a portarci dove desideravamo. Abbiamo visto l’alba sul nevado e di lì ad alcune ore, poco prima di arrivare sulla "cumbre" del Huascarán, abbiamo raggiunto ben 2 cordate di soli aspiranti guide peruane ed abbiamo notato sul volto di Amador una certa soddisfazione, siamo convinti che non gli sarebbe piaciuto arrivare ultimo sulla vetta (un poco anche a me). Con il nostro passo, ormai stanchissimi e sospinti dalla sola volontà (e non sto scherzando) verso le ore 10:00 siamo arrivati finalmente "sul panettone" del Huascarán dove ci ha accolto un freddo vento unito all’abbraccio degli altri ragazzi che ci avevano preceduto. Lì, Padre Antonio e Padre Stefano hanno concelebrato la S.Messa che é stata la prima celebrazione di 2 preti italiani su quella montagna e, probabilmente, la Concelebrazione più alta del mondo (roba de guiness). Il paesaggio stupendo unito alla grande fatica ha suscitato in tutti noi una forte emozione; vedere nella direzione della selva un mare di nuvole e dall’altra parte decine di montagne di oltre 5.000 mt. ci hanno fatto contemplare la bellezza di queste stupende Ande. E mentre il vento ci tagliava la faccia un pensiero tra i tanti: Come non ringraziare di questo dono il buon Dio?

Prima del ritorno, le foto di rito (a testimonianza e come prova dell’avventura) ed un piccolo ricordo, un poco di neve della cumbre (che ovviamente porterò a casa sotto forma di acqua). La discesa e’ stata una cavalcata svelta ed accalorata, poche parole tra noi, un solo pensiero: che bella esperienza abbiamo vissuto....ma che fatica!!! In poco più di 2 ore siamo ridiscesi al campo base n.2 (quello a 6000 mt) dove abbiamo messo a riposare le poche ossa rimaste intatte. Del resto della giornata poco da raccontare se non la tripla razione di crema di asparagi che ci siamo fatti prima di dormire, il riposare con il sacco a pelo umido per la condensa della tenda e la notte freddissima.

Il giorno dopo ad un "orario umano", circa le 8:15 e’ iniziata la grande discesa verso Musho (di circa 3.000 mt di altura) e mentre si scendeva rapidi ci siamo chiesti se veramente nei giorni precedenti avessimo percorso tutta quella strada in così poco tempo. Alle 3:00 pm circa, siamo arrivati a Musho e da lì, prendendo i soliti pulmini, ci siamo diretti verso Huaraz.

In Parrocchia grande accoglienza da parte di tutti, anche da parte dei 2 sacerdoti che scherzosamente si erano offerti di celebrare gratuitamente la S.Messa in nostro suffragio (alla faccia di P. Dario!!) Dopo una meritata doccia calda (dopo ben 4 giorni di fatica) tra una sospensione di elettricita’ e l’altra, le nostre attivita’ in Belén sono proseguite come non si fossero mai interrotte (almeno per gli altri) con da parte mia la celebrazione della Promessa Scout di 6 nuovi ragazze/i, ma di questo e molto altro parlerò la prossima volta.

Hasta la próxima vez

Babu